martedì 1 maggio 2007

STEPHEN KING 12

Cominciamo ad avviarci verso la fine, se togliamo i libri di cui ho già parlato.

Il miglio verde (The Green Mile, 1996)
Ancora un piccolo esperimento sebbene non si tratti affatto di una cosa nuova.
King propone questa volta un serial thriller, o più semplicemente un
romanzo a puntate. Lo stesso King spiega che la narrazione "seriale"
era tipica di una certa narrativa popolare del passato. L'esempio più
illustre è Dickens. Non è che lui voglia confrontarsi con questi
grandi autori, più semplicemente vuole provare a trovare una formula
editoriale "nuova" rispetto al momento.
La pubblicazione in volumetti riesce, in un certo senso, e vi saranno
degli epigoni come John Saul coi Misteri di Blackstone. Ma la spinta
si esaurisce ben presto, forse perchè Saul non è King. Poco dopo,
comunque, arriveranno i romanzi seriali, più corposi ed in grande
formato, come Ramses, Cortès, Napoleone, Magus (Nostradamus), ecc.
La bellezza del romanzo è sicuramente legata alla sua particolare
formula editoriale. Ogni volumetto ha un suo inizio e fine, con
adeguati colpi di scena, e le ridotte dimensioni di ciascuna puntata
fanno sì che la storia si legga d'un fiato. L'effetto era maggiore al
momento della pubblicazione, dato che dopo aver letto una puntata
bisognava aspettare 2 settimane per poter leggere il seguito (oggi
invece è normalmente reperibile l'edizione in volume singolo, con
tutte e sei le puntate). Però Il Miglio Verde non è soltanto questo,
soprattutto direi che è una straordinaria denuncia contro la pena di
morte. E' una storia drammatica e poetica dove la magia aiuta a far
risaltare, in alcuni importanti aspetti, la nostra realtà di tutti i
giorni, mi riferisco con questo alla situazione dell'ospizio ove si
trova il narratore, Paul Edgecombe.
Edgecombe, Eduard Delacroix, William Wharton, ma soprattutto John
Coffey e, perchè no, Mr. Jingles, sono personaggi che rimangono
stampati indelebilmente nella memoria. Grazie, Stephen King.
Il Miglio Verde è anche un film di Frank Darabont, con Tom Hanks,
molto bello... ma non all'altezza del libro, a mio parere. Dura tre
ore, quindi in un certo senso promette bene, riguardo alla "fedeltà"
al romanzo, ma la struttura della storia viene alterata, perdendo un
pochino di mordente, e poi c'è una sorta di tentativo di far
commuovere gli spettatori, enfatizzando certi aspetti "sentimentali",
mentre nel libro le cose sono narrate con stile più asciutto ma più
efficace. Si tratta comunque, come dicevo, di un buon film.



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