martedì 1 maggio 2007

STEPHEN KING 13

Attenzione: la sospirata ultima puntata!

Mucchio d'ossa (Bag of Bones, 1998)
Non è poi male, Mucchio d'Ossa. E' una storia che parte da spunti
autobiografici (tipico Kinghiano), con dei personaggi ben costruiti e
una trama coinvolgente. Quando ho letto questo libro, credo, ero sulla
sintonia giusta, infatti l'ho gustato e ne serbo un buon ricordo. C'è
un "ma". King è stato troppo indulgente con sè stesso, in alcune parti
è davvero inutilmente prolisso. Se si prova a confrontare Mucchio
d'Ossa coi primi libri di Bachman lo si nota ancora di più.


La bambina che amava Tom Gordon (The Girl Who Loved Tom Gordon, 1999)
Non mi è piaciuto molto. Secondo King questo era da considerarsi un
extra, un festeggiamento, se non ricordo male, per un tot di anni di
attività.
Io l'ho visto come un racconto stiracchiato all'inverosimile perchè
diventasse un romanzo.
Che si tratti di un giudizio soggettivo è evidente, ricordo di aver
letto in Internet alcuni commenti che invece erano positivi.


La tempesta del secolo (Storm of the Century, 1999)
King ha scritto la sceneggiatura per questo film TV, come farà ancora
in seguito per Rose Red, ma poi l'ha pubblicata sotto forma di
romanzo, con un adattamento minimo, o forse nullo. Io ho letto prima
la versione cartacea, trovandola pressochè illeggibile, poi ho visto
il film e ho pensato che era più o meno carino (non molto bello,
comunque) ma soprattutto comprensibile.


L'acchiappasogni (Dreamcatcher, 2001)
Mamma mia!
L'acchiappasogni è un film del 2003 di Lawrence Kasdan, con almeno un
grande attore, Morgan Freeman. Il film, pur essendo una produzione ad
alto budget, ha dei momenti da B-movie, o forse da Z-movie, che però
sono di umorismo involontario, come le sanguinose scorreggione dovute
all'epidemia di origine aliena. Il libro però, questa volta, è anche
peggio: prolisso, scontato e in certi momenti persino difficile da
seguire, tanto basso è il livello di attenzione.
A questo punto mi sono davvero preoccupato per il buon Steve! Ce
l'avrebbe fatta a riprendersi?
Per fortuna sì, dato che accanto ad alcune prove non delle migliori vi
sono stati i tre, ottimi, volumi conclusivi della saga della Torre
Nera, e poi ancora Colorado Kid e La Storia di Lisey.


Colorado Kid (The Colorado Kid, 2005)
Un librettino senza pretese, con una storia breve ma ispirata.
Diversamente da La Bambina che Amava Tom Gordon, penso che comunque
sia giustificata la pubblicazione sotto forma di romanzo di questa
storia che, per la sua brevità, avrebbe anche potutto essere un
semplice racconto, inserito in una qualche raccolta. Nè mi sconvolge
l'assenza di un finale, dato che la storia ha una sua coerenza ed un
suo perchè. In parte si tratta di un esperimento, anche, dato che
l'atmosfera è più quella di un giallo che non un thriller, quindi si
tratta di un campo nuovo per il nostro.


La storia di Lisey (Lisey's Story, 2006)
Per questo, di cui ho già parlato, rinvio al relativo messaggio.
Concludo qui la trattazione opera per opera, sperando di non aver
annoiato. Grazie per i commenti fatti ed eventuali altri se verranno.
Ciao!

STEPHEN KING 12

Cominciamo ad avviarci verso la fine, se togliamo i libri di cui ho già parlato.

Il miglio verde (The Green Mile, 1996)
Ancora un piccolo esperimento sebbene non si tratti affatto di una cosa nuova.
King propone questa volta un serial thriller, o più semplicemente un
romanzo a puntate. Lo stesso King spiega che la narrazione "seriale"
era tipica di una certa narrativa popolare del passato. L'esempio più
illustre è Dickens. Non è che lui voglia confrontarsi con questi
grandi autori, più semplicemente vuole provare a trovare una formula
editoriale "nuova" rispetto al momento.
La pubblicazione in volumetti riesce, in un certo senso, e vi saranno
degli epigoni come John Saul coi Misteri di Blackstone. Ma la spinta
si esaurisce ben presto, forse perchè Saul non è King. Poco dopo,
comunque, arriveranno i romanzi seriali, più corposi ed in grande
formato, come Ramses, Cortès, Napoleone, Magus (Nostradamus), ecc.
La bellezza del romanzo è sicuramente legata alla sua particolare
formula editoriale. Ogni volumetto ha un suo inizio e fine, con
adeguati colpi di scena, e le ridotte dimensioni di ciascuna puntata
fanno sì che la storia si legga d'un fiato. L'effetto era maggiore al
momento della pubblicazione, dato che dopo aver letto una puntata
bisognava aspettare 2 settimane per poter leggere il seguito (oggi
invece è normalmente reperibile l'edizione in volume singolo, con
tutte e sei le puntate). Però Il Miglio Verde non è soltanto questo,
soprattutto direi che è una straordinaria denuncia contro la pena di
morte. E' una storia drammatica e poetica dove la magia aiuta a far
risaltare, in alcuni importanti aspetti, la nostra realtà di tutti i
giorni, mi riferisco con questo alla situazione dell'ospizio ove si
trova il narratore, Paul Edgecombe.
Edgecombe, Eduard Delacroix, William Wharton, ma soprattutto John
Coffey e, perchè no, Mr. Jingles, sono personaggi che rimangono
stampati indelebilmente nella memoria. Grazie, Stephen King.
Il Miglio Verde è anche un film di Frank Darabont, con Tom Hanks,
molto bello... ma non all'altezza del libro, a mio parere. Dura tre
ore, quindi in un certo senso promette bene, riguardo alla "fedeltà"
al romanzo, ma la struttura della storia viene alterata, perdendo un
pochino di mordente, e poi c'è una sorta di tentativo di far
commuovere gli spettatori, enfatizzando certi aspetti "sentimentali",
mentre nel libro le cose sono narrate con stile più asciutto ma più
efficace. Si tratta comunque, come dicevo, di un buon film.