lunedì 6 luglio 2009

Stephen King - Duma Key



*** Attenzione: di seguito anticipazioni sulla trama (SPOILER) ***

Primo commento, NO SPOILER, scritto mentre leggevo il libro ed ero arrivato verso pagina 450.

Anzitutto sullo stile lo zio Steve se la cava, direi, molto bene.
Forse è aiutato dal traduttore anch'egli in forma. Come mi capita di
notare di recente, King fa un interessante lavoro sul linguaggio. Non
è la stessa cosa che nella Storia di Lisey, però, dove ci sono tutte
quelle parole inventate. No, è un pò più sottile. Lo stato mentale del
protagonista è molto, molto ben rappresentato, sia per quello che dice
sia attraverso le parole che usa.
Riporto l'incipit (non l'ho trascritto io, l'ho copiato da un sito,
spero sia giusto):
"Si comincia con uno spazio bianco. Non dev'essere necessariamente
carta o tela, ma secondo me dev'essere bianco. Noi diciamo bianco
perché abbiamo bisogno di una parola, ma la definizione giusta è
"niente". Il nero è l'assenza della luce, ma il bianco è l'assenza
della memoria, il colore del non ricordo. (...) Immaginate una
bambina, poco più che infante. Quasi novant'anni fa è caduta da un
carretto giocattolo, ha battuto la testa su un sasso e ha dimenticato
tutto. Non solo il suo nome: tutto! E poi quel giorno ha ricordato
quel tanto da prendere una matita e tracciare quel primo segno
titubante sul bianco. Una linea di orizzonte, certo. Ma anche una
fessura da cui dilaga il nero.
Immaginate, comunque quella manina che solleva la matita... esita... e
poi segna il bianco. Immaginate il coraggio di quel primo sforzo di
ristabilire il mondo disegnandolo. Amerò sempre quella bambina, a
dispetto di quanto mi sia costata. Devo. Non ho scelta.
Le immagini sono magiche, come sapete."
E' una capitolo che si chiama "Come fare un disegno" (ce n'è altri),
non esattamente la storia principale, un punto di vista "laterale" ma importante.
Il protagonista si chiama Edgar Freemantle e la narrazione avviene in
prima persona. L'identificazione è totale, dopo un pò si pensa *con*
il protagonista e ...

Secondo commento, scritto pensando di anticipare situazioni contenute, al massimo fino a pag. 185.

Il romanzo è pieno di riferimenti, sia diretti che indiretti, sia ad altre opere, che alla sua vita, io ci ho trovato
somiglianze con alcune situazioni ed elementi di altri romanzi:
Mucchio d'ossa, Shining, la serie della torre nera, Insomnia, Lisey...

N.B. SPOILER PER CHI NON HA GIA' LETTO IL LIBRO (PROSEGUIRE SE AVETE
GIA' LETTO FINO A PAG. 185)

Edgar Freemantle ha un brutto incidente in cantiere. Una gru schiaccia
la sua macchina, peccato che lui fosse dentro.
La sua vita va in pezzi.
La moglie lo lascia. Lui non è pienamente padrone di sè stesso, ha
momenti di rabbia feroce in cui rischia di far del male agli altri e
non sempre riesce a ricordare le parole giuste, quando parla.
Si trasferisce a Duma Key, con l'ipotesi di rimettersi a disegnare e
provare a rimettere assieme i pezzi.
Chi vede i disegni, e lui stesso, si accorge che sono molto buoni.
Nel frattempo fa amicizia con Wireman e conosce la signorina Eastlake
(una vecchia in carrozzella a cui Wireman fa da badante).

In questa prima parte del romanzo King si dedica alla costruzione
della storia: l'ambiente, la casa (Big Pink), l'isola, i pensieri di
Freemantle, una certa definizione dei personaggi principali e dei loro
rapporti (per esempio la visita della figlia preferita). In realtà
siamo già "dentro" la storia e le cose che succedono troveranno una
loro conseguenza nel seguito. Diciamo che l'atmosfera generale è
quella che si avverte nei migliori fra i più recenti romanzi del Re.
Non siamo di certo nel clou della storia, ma la narrazione è molto
buona e il tutto è sicuramente intrigante.
Io nel frattempo il romanzo l'ho già finito: non ci resistevo!!
Cmq metto un altro commento fino alla parte prima della mostra, il
resto arriverà in seguito.

terzo commento.

N.B. SPOILER PER CHI NON HA GIA' LETTO IL LIBRO (PROSEGUIRE SE AVETE
GIA' LETTO FINO A PAG. 447)

Beh, sì! I disegni sono davvero buoni, ma anche inquietanti. Qual'è il
rapporto tra ciò che è rappresentato nei disegni e la realtà? (non è
proprio uno spoiler: questo fatto ce lo spiattella la Sperling nel
risvolto di copertina.
Edgar è bravo, molto bravo. Come Dalì? Bravo e maledetto. E perchè
Wireman, ex avvocato, si trova in questo posto dimenticato da Dio?

King, come ci ha abituato nei suoi migliori romanzi, ci prende per
manina, diciamo con la destra di Edgar, e ci conduce pian pianino con
Edgar, nella sua discesa agli inferi.
Trovo molto bello il rapporto con Wireman, la scoperta dei
"tradimenti" della moglie e quello che Edgar decide di fare. Il
passaggio da romanzo "mainstream" (con brividi, però) a "horror" è
graduale e non è male tutta quella parte in cui si riflette sul
significato dell'arte. La prolissità di King è solo apparente o,
forse, più legata alla trama. Quello che intendo dire è che leggendo
le singole frasi non le trovo affatto prolisse, anzi per certi versi
sono dense, dato che tutto quello che racconta lo ritrae e analizza
fin nel minimo dettaglio. In questo modo i personaggi sono più vivi,
le motivazioni più chiare. Poi c'è il fatto che tutto è raccontato in
prima persona: se è vero che i dialoghi non sono poi tanti è anche
vero che, in un certo senso, tutto il libro diventa una sorta di
monologo. E' per questo che il tema di base è assolutamente personale:
l'incidente, la famiglia, il fatto che Freemantle sia ricco, e
artista, tutto è basato sull'esperienza "diretta" di King. Chissà se
Tabitha è stata fedele! :-)))

Commento finale.

NON PROPRIAMENTE SPOILER. :-)

Se avete lette il libro sapete come è finita no?
A questo punto si potrebbe veramente dire un mucchio di cose. La storia "regge", praticamente fino alla fine. Non è che in ultimo arrivino dei veri e propri colpi di scena, ma le cose precipitano, eccome. C'è un punto, in cui si passa a credere ciecamente alla strega, nel quale a mio parere cede un pò la "sospensione dell'incredulità", però tutto sommato non si scade nel ridicolo (come in "L'Acchiappasogni", per capirci). Diciamo pure che King non se la cava più bene come in passato con l'orrore più puro, ma dopo 400 pagine e passa di ottima narrazione penso di potergli perdonare circa un terzo di libro leggermente meno bello e affermare che, nel complesso, questo è uno dei suoi romanzi migliori (io, che lo amo, ne conto almeno venti da "cinque stelle"). Bravo Re, aspetto con ansia il super-mega-malloppone!
Bravo

2 commenti:

Margherita ha detto...

Mi ha fatto tornare un po' voglia di leggere Stephen King, che avevo abbandonato da parecchio.

Capitan Golia ha detto...

Bene! Penso che questo romanzo meriti decisamente una lettura.